MERCATI INCERTI E CORRELAZIONI POCO STABILI.
La giornata di ieri, è sembrata diversa dalle altre, per molteplici ragioni, non ultima il fatto che fosse l’ultimo giorno del mese di febbraio, caratterizzato da chiusure di posizioni come spesso accade nell’ultimo giorno di ogni mese. Per quasi l’intera giornata abbiamo notato un aumento della decorrelazione intermarket con le borse che si muovevano bilateralmente mentre sui cambi il dollaro oscillava in modo scomposto. EurUsd è salito in mattinata, ma lo stesso è accaduto per il UsdJpy, in correlazione diretta molto alta, anzichè come dovrebbe accadere in un mercato dollaro centrico, in correlazione inversa. Movimenti dettati da chiusure di posizioni, evidentemente, perché non sono uscite notizie atte a far pensare che ci dovesse essere una impennata dell’EurJpy che in mattinata aveva guadagnato oltre i 100 pips rispetto all’apertura, persi poi in serata. Il movimento dell’EurUsd, per la verità, è sembrato dettato dai dati sull’inflazione francese e spagnola, usciti più alti del consensus rispettivamente al 6.2% e 6.1% su base annua. EurUsd che di conseguenza da 1.0580 della mattina, ha scavallato quota 1.0600 raggiungendo un top a 1.0545. L’inflazione, ancora così alta nel vecchio continente, diventa perciò una ragione in più per la Bce, per alzare ulteriormente il costo del denaro, atteso in crescita dello 0.50% nella prossima riunione di marzo. Tornando alla seduta di ieri, nel pomeriggio. tutto è cambiato, quando il mercato ha invertito la rotta a causa della pubblicazione dei dati americani, usciti, udite udite, decisamente peggiori del consensus. La bilancia commerciale riguardante i soli beni è uscita in peggioramento a 91.5 miliardi di dollari così come il Chicago Pmi, che ha mostrato un calo a 43.6 contro attese di 45.5. Ma anche la fiducia dei consumatori ha fatto registrare un 102.9 inferiore al consensus di 108.5. Infine anche l’indice della Fed di Richmond è sceso a -16 contro -5 delle attese. Dopo settimane di numeri positivi, ecco evidenziarsi un quadro diverso, il che sarebbe anche nella logica delle cose visto l’inasprimento persistente della politica monetaria da parte della Fed. E prima o poi, gli effetti dei ripetuti rialzi dei tassi dovranno farsi sentire sugli aggregati macro. In ogni caso i dati hanno provocato la discesa dei mercati azionari, e con essi la caduta del UsdJpy, per il ritorno della valuta giapponese come safe heaven currency, mentre il dollaro ha recuperato contro Eur, Gbp, Cad e Aud. Il solo dollaro neozelandese ha retto l’urto e il recupero della divisa americana. In ogni caso, una giornata abbastanza caotica, sia per le correlazioni in disallineamento, sia per quel che riguarda dichiarazioni e dati dove si è sentito e letto tutto e il contrario di tutto. Di fatto i mercati restano incerti e poco sicuri sul da farsi, in ragione delle molteplici variabili che in ogni momento, possono cambiare gli scenari. Il timore della recessione dovrebbe lentamente emergere, considerato il fatto che gli effetti dei rialzi dei tassi si faranno prima o poi sentire, come già ribadito, ma con esso dovrebbe ritornare a fare capolino sui mercati l’idea che presto le banche centrali arriveranno al pivot dei tassi e ritorneranno a pensare alla crescita e non più esclusivamente all’inflazione, comunque in costante anche se lenta, discesa. Sul fronte dai segnaliamo quelli usciti questa notte, relativi al Pil Australiano, uscito a +2.7% su base annua, in linea con le attese, anche se leggermente inferiore su base trimestrale, +0.5% contro un +0.8% atteso. Sale però il Pmi manifatturiero, a 50.5 meglio del consensus. Anche i Pmi cinesi manifatturiero e non, sono usciti decisamente in rialzo, sopra quota 50, a dimostrazione che l’allentamento e la fine delle restrizioni stanno finalmente portando i benefici sperati. Oggi i dati macro più importanti della giornata riguardano inflazione e disoccupazione in Germania, i Pmi per Italia, Germania, Francia e Uk mentre nel pomeriggio da segnalare i Pmi Canada e Usa a completare il quadro. Buona giornata e buon trading.
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